Sotto il burqa – Deborah Ellis

Potete sicuramente immaginare perché ho voglia di suggerire questo libro, del 2002.

Penso che al mondo oggi manchi una cosa chiamata “Empatia”, “siccome non capita a me, chi se ne frega”.
Peccato che soprattutto noi Italiani dovremmo ricordarci di un nostro passato non proprio bello.

Trama: “Immagina di vivere in un Paese in cui donne e ragazze non possono uscire di casa senza essere scortate da un uomo. Immagina di dover indossare abiti che coprono ogni centimetro del tuo corpo, viso compreso. Questa era la vita in Afghanistan sotto il regime dei talebani. Questa è la vita a cui si ribella Parvana, undici anni, che non ha paura di travestirsi da ragazzo per poter uscire di casa e lavorare, per se stessa, per la sua famiglia, per cambiare le cose. La sua è una vita immaginata, ma basata su testimonianze vere raccolte dall’autrice nei campi per rifugiati afgani. Perché tutte le Parvana del mondo hanno bisogno che si parli di loro.”

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Afghanistan 2.0

Da qualche giorno mi chiedo se anche io dovessi scrivere qualcosa sull’Afghanistan.
L’Afghanistan mi ricorda un po’ il Tibet, scontato da dire ma paesi completamente diversi e per nulla paragonabili, tranne su una cosa. Il totale menefreghismo del mondo per queste nazioni.

Non è mia intenzione fare la morale, prendersela con Trump o Biden, con l’imperialismo americano od occidentale è abbastanza inutile. Alla fine dei conti, pensateci, ognuno agisce per i propri fini e interessi. Lo facciamo in piccolo, ognuno di noi lo fa, si agisce con uno scopo, ti muovi se hai un interesse a farlo e lo stesso discorso lo fanno le nazioni che sono composte da persone.



Io seguo la questione afgana almeno dal 2012 e, quello che è successo pochi giorni fa, era già stato ampiamente previsto da tutti gli analisti militari, americani e no. I mesi di crollo che decantavano in Tv e rivelatesi totalmente sbagliate sono state uno shock per la grande maggioranza dell’opinione pubblica occidentale ma anche quello non è una grossa novità. Impegnati come siamo a indignarci se una parola non ha “ * ”, oppure se è meglio usare la A o la O per definire un ruolo.  

Questi accadimenti a livello mondiale ci shockanno perché per una frazione di minuti ci fanno tornare con i piedi per terra e sempre in quei pochi secondi ci fanno capire, in teoria, l’estrema fortuna di vivere in Europa o in un paese occidentale.  

Ora per capire cosa sia successo in Afghanistan una persona avrebbe dovuto seguire l’intera vicenda dall’inizio, avere non dico in maniera approfondita ma una base di storia, geografia, politica e geopolitica (termine per me improprio ma tant’è alla gente piace).  Anche se immagino che in Italia da almeno 3 giorni siano tutti esperti della “questione afgana”.

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